Utilizzare pesticidi per il controllo della xylella è ingiustificato, pericoloso e fonte di discriminazione per il Salento


Pubblicato il 19 Settembre 2019

 

 

Le dichiarazioni del Sottosegretario L’Abbate sono semplicistiche e ingenue

 

Una recente intervista rilasciata al quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” da Giuseppe L’Abbate, neo-sottosegretario alle politiche agricole, pugliese, richiama l’attenzione sull’utilizzo di pesticidi per l’ipotetico controllo della diffusione della xylella fastidiosa in Puglia.

Il sottosegretario afferma di aver “sempre rispettato l’evolversi della ricerca scientifica”, sostiene l’utilità dei pesticidi per “uccidere le sputacchine, gli insetti vettori della patologia” affermando che “il principio attivo autorizzato è lo stesso che ritroviamo nei prodotti utilizzati nelle città italiane contro le zanzare” e sminuendone la pericolosità.

Il riferimento è ai piretroidi, per i quali ampi e autorevoli studi (ad es. Canadian Health Measures Survey, PELAGIE mother–child cohort study, VHEMBE cohort study) hanno documentato effetti sanitari negativi nell’essere umano, primi fra tutti le alterazioni comportamentali e dello sviluppo neuro-cognitivo nei bambini.

L’”evolversi della ricerca scientifica” ha anche permesso di identificare la pericolosità dell’acetamiprid, l’altro pesticida neonicotinoide imposto in Puglia insieme ai piretroidi in deroga alle disposizioni vigenti, non citato dal sottosegretario L’Abbate, vietato in Francia da Aprile 2018 per gli effetti devastasti sull’ambiente e capace di generare pericolosi effetti biologici (immunosoppressione, alterazioni istologiche epatiche e spleniche, alterazioni riproduttive e dello sviluppo embrionale, alterazioni neurologiche) anche a concentrazioni basse.

A proposito del controllo della xylella l’EFSA ribadiva, già nel 2015, che “L’uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione della malattia e il controllo dell’insetto vettore può avere conseguenze dirette e indirette sull’ambiente, modificando intere catene alimentari con conseguenze a cascata, a vari livelli trofici. Ad esempio, si guarda con grande preoccupazione all’attuale impatto indiretto dei pesticidi sull’impollinazione. A ciò si aggiunga che i trattamenti insetticidi su larga scala costituiscono rischi per la salute umana e animale”.

Alcuni tra i massimi esperti mondiali di xylella (Sicard, Almeida et al), in una pubblicazione scientifica del 2018 affermavano che “l’uso di insetticidi, anche qualora efficace, non è sempre necessario e giustificabile economicamente per la bassa efficacia e gli alti costi”, riportando esperienze pregresse (ad es. in Francia) a sostegno di questa affermazione. Gli stessi Autori affermavano anche che “utilizzare queste sostanze significa rendersi conto dell’effetto biocida sugli insetti utili, dell’alterazione dell’ecosistema, degli effetti negativi amplificati dall’abuso degli altri insetticidi, della possibile comparsa di resistenze a quelle sostanze, che le renderebbero rapidamente inefficaci”.

A confermare l’inutilità dei trattamenti pesticidi imposti per legge, a distanza di alcuni mesi dai trattamenti eseguiti (maggio-giugno), gli ultimi rilievi eseguiti dalla Regione Puglia (14° comunicato, rilievi alla data del 11/9/2019) hanno dimostrato livelli di insetto vettore costanti nella zona cuscinetto, insetti vettori presenti nella zona contenimento e “catture crescenti rispetto ai valori precedenti” nella zona infetta, dove si è anche rilevato “un incremento percentuale d’individui positivi a xylella fastidiosa (infetti) rispetto alle determinazioni effettuate nei rilievi precedenti”.

A fronte di questo, nessuna informazione aggiornata è stata fornita sui livelli di contaminazione da piretroidi e neonicotinoidi di suolo, falde acquifere e prodotti agricoli, non è stato misurato l’impatto ecologico globale dei trattamenti pesticidi, né viene monitorata in maniera adeguata la presenza di “insetti utili” (ad es. impollinatori) nella stessa area.

Indipendentemente dall’ormai logora discussione sul nesso causale xylella/disseccamento degli ulivi, dalle assenti spiegazioni sulle cause del disseccamento di numerosi ulivi non infetti da xylella fastidiosa, dalla bassa efficacia dei trattamenti proposti in termini di controllo dell’insetto vettore e dal clima da opposte tifoserie che si è voluto creare ponendo in deroga anche la corretta dialettica scientifica, il vero problema è l’abuso di potere esercitato dal “decreto Martina” e dal “decreto emergenze” in danno delle acquisizioni della scienza e del rispetto di diritti Costituzionali.

 Appare semplicistico, ingenuo e pericoloso ritenere possibile una completa e persistente eliminazione del batterio (presente ormai da anni) e dell’insetto vettore in un’area geografica così estesa, così come semplicistico, pericoloso e fuorviante appare attribuire completamente le responsabilità della sindrome da disseccamento degli ulivi al solo binomio xylella/insetto vettore in un’area ad elevato rischio ambientale.

La soluzione al problema non può prescindere dal risanamento dell’ecosistema nel quale si è sviluppato: elevate emissioni inquinanti e clima-alteranti, eccessivo utilizzo di pesticidi, decenni di gestione inadeguata dei rifiuti, bassissimo contenuto di sostanza organica dei suoli, che in vaste aree sono per questo prossimi alla desertificazione.

Compromettere ulteriormente la biodiversità non può che amplificare i danni e le cause che li hanno generati.

Anche in Puglia dovrebbe essere rispettato il diritto al benessere, alla tutela dell’ambiente e della biodiversità, al rispetto di tutte le evidenze scientifiche disponibili.

Questi diritti, in Puglia annullati per decreto, dovrebbero quanto prima essere ripristinati, rimuovendo un’inaccettabile condizione di discriminazione rispetto ad altre aree più tutelate, nelle quali pesticidi qui imposti per legge sono stati già da tempo messi al bando.

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