Proseguono gli incontri tra Rsu Arpat e le realtà associative di Pistoia
Pubblicato il 21 Giugno 2019
Il 14 giugno presso il circolo ARCI Le Fornaci, ha avuto luogo, fino a tarda ora, un incontro pubblico fra rappresentanti RSU ARPAT, cittadini e locali Associazioni ( Ass .Alleanza Beni Comuni , Ass. Acqua Bene Comune, rappresentanti ISDE Italia, Città in Cammino , Obbiettivo Periferia , Biodistretto del Montalbano , Comitato San Rocco Comitato delle Due Buri, ecc …) proseguendo il reciproco percorso di conoscenza e collaborazione avviatosi nel corso del 2019.
Confermate le numerose e preoccupanti criticità del territorio pistoiese e non solo: dalla contaminazione delle falde al mancato funzionamento dei depuratori, in particolare quello di Pistoia che proprio questa settimana ha sversato direttamente nel torrente Brana, dal problema delle cave nella lucchesia – settore “privilegiato” per le attività malavitose ben radicate in regione come ampiamente documentato nei rapporti antimafia- alle nuova tecnologia 5G in via di sperimentazione a Prato su cui sono completamente carenti le stesse possibilità di misurazione.
La autonomia, operatività e terzietà dell’ ARPAT sono state riconosciute, in modo unanime, di fondamentale importanza per la tutela del territorio e la salvaguardia della salute pubblica; ora più che mai il problema è cruciale vista la diminuzione degli organici del settore dovuto ai pensionamenti ed i tempi tecnici per la copertura dei ruoli, ma anche per questo motivo la collaborazione e la vigilanza di cittadini ed associazioni è di fondamentale importanza.
A questo fine verrà richiesta la disponibilità alle Direzioni di ARPAT e ASL di partecipare a pubblici di battiti al fine di informare in modo sempre più puntuale la cittadinanza sulle tematiche più “scottanti”.
Ampio spazio è stato dedicato al PUFF ( Piano per l’Utilizzo Fitosanitari e Fertilizzanti), che al di là delle intenzioni dichiarate ( sostenibilità, tutela dell’ambiente e della salute etc.), rappresenta una ulteriore grave minaccia alle acque sotterranee, in quanto in prossimità dei punti di captazione di acque ad uso idropotabile, viene consentito l’utilizzo di pericolosi pesticidi.
Dal dibattito è emersa la richiesta di conoscere il parere dell’ ASL sul PUFF ed anche se le richieste di accesso agli Atti non hanno prodotto documenti utili in tal senso, si è informata la cittadinanza che un ulteriore accesso agli Atti è stato presentato dal momento che pare impossibile che non vi sia un parere dell’ Autorità Sanitaria – cui spetta la responsabilità di vigilare sulle acque destinate al consumo umano- su tale decreto. Tale richiesta appare ancor più sensata alla luce dell’indagine triennale “Vivai e Salute” di recente annunciata perché non è una evidentemente solo la salute dei lavoratori addetti al florovivaismo ad essere potenzialmente compromessa, ma quella dell’intera comunità.
Si è preso atto infine della decisione della regione Toscana, prima in Italia, di indire lo stato di emergenza climatica, ma ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti perché il contrasto ai cambiamenti climatici si fa da un lato riducendo le emissioni, quindi con l’efficientamento energetico degli edifici ed evitando il più possibile le combustioni (stop a nuovi inceneritori!) e dall’altro, aumentando il sequestro di Carbonio Organico.
La diminuzione della CO2 nell’atmosfera si ha infatti se si contrasta la desertificazione aumentando il sequestro di Carbonio Organico grazie alla maggior fertilità dei i suoli – quindi grazie a pratiche di agroecologia che mettono al bando erbicidi e pesticidi, ostacolando l’espansione del florovivaismo e soprattutto tutelando alberi, boschi, pinete e foreste, i migliori alleati per preservare clima, qualità dell’aria e salute!
Ma purtroppo anche qui le scelte della Regione vanno esattamente in direzione contraria: ad esempio anche con l’ultimo assurdo piano AIB ( piano antincendio boschivo) diremo addio alle pinete grossetane dal momento che si prevede il taglio di tutti i pini marittimi; il taglio da 100 a 120 pini domestici per ettaro distanziandone le chiome di almeno 2 metri; il taglio dell’80% del sottobosco; l’apertura di molti viali parafuoco; l’utilizzo del fuoco prescritto.
Cittadini e associazioni non si accontentano di parole al vento, ma pretendono atti concreti, soprattutto adesso che il tempo rimasto per invertire la rotta sta per scadere.