Isde Viterbo: un contributo di riflessione sulle cose da fare circa la pandemia in corso da SARS-Cov2


Pubblicato il 29 Aprile 2020

L’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde ( International society of doctors for the environment) di Viterbo, propone un contributo di riflessione sulle cose da fare circa la pandemia in corso da SARS-Cov2 ovvero da Covid19:

  •  non ripetere gli errori già fatti. In primis l’ospedalizzazione dei pazienti affetti o sospetti di essere affetti dal virus perché questa pratica ha trasformato gli ospedali, soprattutto in Lombardia, in focolai che hanno amplificato l’infezione e così il numero dei malati e dei morti- insieme alla sciagurata decisione di non bloccare subito le attività lavorative nelle fabbriche -. Stessa cosa dicasi per il trasferimento di pazienti anziani contagiati e malati nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, perché anche in questo caso si è assistito alla trasformazione di queste strutture in focolai con tutte le tragiche conseguenze che continuiamo ad osservare per i degenti e il personale sanitario;
  • le persone che presentano sintomi ascrivibili all’infezione da Covid19 andrebbero seguite con visite ed accertamenti presso strutture dedicate, a tal fine dovrebbero essere utilizzati ospedali attualmente chiusi e/o caserme militari dismesse; strutture opportunamente attrezzate e rinnovate fino alla possibilità di terapia subintensiva ed intensiva, dove la persona che dovesse risultare positiva e asintomatica dovrebbe rimanere comunque per i 14 giorni della  quarantena senza tornare a casa per evitare di infettare i componenti del suo stesso nucleo familiare. Il personale sanitario operativo presso queste strutture dovrebbe risiedere in prossimità delle stesse con periodi di lavoro articolati su 2 settimane, all’inizio e alla fine dei quali dovrebbe essere sottoposto a tampone ed ad esami anticorpali al fine di evidenziare un possibile contagio avvenuto proprio durante il periodo di servizio;
  • gli ospedali e i tanti reparti ospedalieri riconvertiti in tutta Italia in fretta e furia a “ ospedali Covid19” dovrebbero tornare alle attività ordinarie nel più breve tempo possibile per rispondere all’esigenze di tutte le persone affette dalle altre gravi, e a volta mortali, patologie che necessitano di cure, interventi chirurgici ed assistenza;
  • l’attività ambulatoriale specialistica  del Servizio sanitario nazionale deve riprendere il prima possibile, sempre per le gravi conseguenze che si stanno già registrando sulla salute delle persone private di questi  fondamentali servizi. La ripresa di questa attività potrebbe essere corroborata e facilitata anche da forme di consulenze telefoniche/videochiamate  dedicate e fruibili direttamente sia dai pazienti che dai colleghi della medicina generale e altre figure di riferimento medico.
  • tutti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale- guardia medica-, come tutti gli operatori sanitari, dovrebbero essere forniti ognuno di Dispositivi di protezione individuali tali da poter visitare in piena sicurezza per la propria e altrui salute i pazienti che presentano sintomatologia sospetta per infezione da Covid19. Questo provvedimento sarebbe di sicuro meno costoso  rispetto ad altre  forme di assistenza che si stanno proponendo per il controllo sanitario del territorio con il vantaggio della conoscenza diretta dei pazienti da parte dei medici;
  • rinforzare a tutti i livelli le strutture e il personale del Servizio sanitario nazionale  abbattendo così anche le liste di attesa per visite e accertamenti in modo da migliorare lo stato di salute generale dei cittadini e quindi la loro capacità di difesa nei confronti del virus pandemico. Aumentare il monitoraggio circa la situazione epidemiologica nazionale con l’ estensione a tutta la popolazione di tamponi ed esami anticorpali;
  • evitare di spendere ingenti risorse pubbliche per la vaccinazione antiinfluenzale di soggetti che finora non ne avevano indicazione in quanto i vaccini contro i virus dell’influenza stagionale sono preparati in relazione appunto ai virus  responsabili dell’influenza  stagionale nell’anno precedente e quindi come sempre non  possono assicurare una immunizzazione del 100% della popolazione a cui vengono somministrati tale da diventare un parametro dirimente di fronte ad una sintomatologia influenzale aspecifica e così  permettere una diagnosi di esclusione. In sintesi anche una persona vaccinata per l’influenza stagionale può ammalarsi a causa di questa e quindi ciò non potrà permettere una diagnosi differenziale con l’infezione da Covid19 che necessiterà comunque di accertamenti quali il tampone e una specifica presa in carico.
  • preparare  l’intera popolazione, con programmi di educazione sanitaria, a nuove ondate pandemiche virali anche diverse dal Covid19 che potranno presentarsi nei mesi ed anni a venire; eventi facilitati e a volte innescati proprio dalle situazioni di grave e persistente cambiamento climatico, inquinamento e devastazione ambientale che favoriscono il cosiddetto “spill over” tradotto come salto di specie dei virus dal mondo animale a quello umano;
  • mettere realmente e sempre la salute al primo posto in ogni decisione politica in accordo alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e in ossequio all’articolo 32 della nostra Carta Costituzionale, ovvero mettere in atto politiche di prevenzione e tutela dell’ambiente, delle modalità di lavoro, anche rivedendo l’intero assetto del  sistema economico di produzione, anche energetico e dei trasporti, non solo su base nazionale ma internazionale proprio alla luce di questo primato;
  • non dimenticare mai tutte le altre malattie che continuano a far ammalare le persone e a procurarne la morte come il cancro che in Italia in ogni giorno dell’anno  provoca circa 500 morti, i milioni di morti per inquinamento che nel mondo sono ogni anno più di 12 milioni-l’esposizione al solo particolato fine è responsabile di circa 400.000 decessi prematuri in Europa ogni anno e in  Italia le morti attribuibili ad inquinamento dell’aria sono ogni anno circa 90 mila- e poi  tutte le altre  malattie infettive che spesso si dimenticano perché sono  lontane e altrove come la tubercolosi e la malaria con le sue oltre 500 mila vittime per ogni anno.

L’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde auspica che questa esperienza  difficile e dolorosa che si sta sperimentando sotto ogni punto di vista, anche relazionale ed affettivo, sia un’occasione di riflessione che porti a  serie riforme strutturali in ambito sanitario, ambientale, culturale, educativo, sociale ed economico tali da favorire sempre e prima il benessere di ogni essere umano e dell’intero pianeta.

 

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