Inquinamento da Pfas e disastro ambientale: il 1° luglio il processo in corte d’Assise ai manager Miteni, I medici di ISDE protagonisti.
Pubblicato il 1 Luglio 2021
Quindici gli imputati legati alla ex Miteni accusati di disastro ambientale innominato, avvelenamento delle acque, gestione dei rifiuti non autorizzati e inquinamento ambientale.
I PFAS sono sostanze prodotte dall’industria chimica per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta e rivestimenti per contenitori di alimenti, oltre ad essere impiegate per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medicali. Sono ritenute contaminanti dell’ecosistema, dato che la loro elevata resistenza termica e chimica ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione, favorendone l’accumulo negli organismi. I PFAS potrebbero incidere sui meccanismi di coagulazione del sangue, esponendo gli abitanti delle zone inquinate a un aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari, oltre a provocare un aumento di ischemie, ipertensione, malattie cardiovascolari, autismo, Alzheimer e trombi, indeboliscono le ossa e riducono la fertilità nei maschi. Nei giovani residenti nella zona rossa (quella maggiormente contaminata) è stata riscontrata la presenza di PFAS nel liquido seminale, una diminuzione degli spermatozoi e una riduzione del 10% della distanza ano-genitale, connessa con una riduzione del testosterone.
Come è ormai noto da tempo, in alcune zone della Regione Veneto è stato rilevato un importante inquinamento da PFAS nel territorio, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona.
ISDE Italia, con il coordinamento scientifico del Dott. Vincenzo Cordiano, è stata la prima organizzazione nazionale che si è occupata della problematica dei PFAS per la salute umana, conducendo uno studio sulla mortalità associata a PFAS nella zona contaminata che ha evidenziato un eccesso significativo di mortalità e chiedendo uno screening sulla popolazione (settembre 2013) che solo nel 2017 la regione iniziò a fare ma limitandolo alle fasce di età 14-65 anni, escludendo donne in gravidanza, neonati, bambini e anziani che sono le fasce della popolazione più sensibili agli effetti nocivi degli interferenti endocrini. Il Veneto non ha mai avviato uno studio epidemiologico nonostante l’avesse deliberato nel 2017 e non ha mai effettuato uno studio prospettico sull’incidenza dei tumori nelle zone contaminate. A distanza di otto anni, ancora non sono stati completati i nuovi acquedotti che dovrebbero portare acqua non contaminata nelle zone contaminate e non è mai stato effettuato uno studio prospettico e serio sulle donne in gravidanza e sui neonati; la Regione vieta che chi lo voglia possa farsi a proprie spese il dosaggio dei PFAS nel sangue.
ISDE, è parte civile del processo che si aprirà nella giornata di domani; il 26 aprile scorso, infatti, il GIP Venditti ha rinviato a giudizio i 15 imputati, fra ex manager e dirigenti dell’ormai fallita azienda Miteni di Trissino (VI). L’accusa da cui dovranno difendersi gli imputati è di avvelenamento di acque, disastro innominato aggravato, inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta. Le patologie rilevate sono: tumori del testicolo e del rene, ipercolesterolemia, colite ulcerosa, malattie tiroidee, ipertensione indotta dalla gravidanza e preeclampsia, nonché varie patologie cardiovascolari quali arteriosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache, infarto miocardico acuto e diabete.