Corrieri(ISDE): Biomasse pericolose per la salute. Ne abbiamo parlato all’International Congress on Environmental Health


Pubblicato il 20 Maggio 2021

L’uso della biomassa di alberi e boschi come combustibile causa nel nostro Paese, secondo i dati ufficiali di EEA (European Environment Agency) e di ISPRA, dalle 20.000 (anno 2015) alle 17.000 (anno 2018) morti premature all’anno solo per il PM2.5 che viene direttamente emesso in atmosfera, a cui vanno aggiunte le malattie e morti dovute inoltre agli inquinanti emessi dalla combustione del legno, tra i quali i più pericolosi sono diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici, arsenico, mercurio. Una parte di tali morti premature, nell’ordine delle migliaia, vengono causate ogni anno dal PM2.5 emesso dalle centrali a biomassa incentivate con denaro pubblico da parte del Governo Italiano e dell’Unione Europea, e ciò è assolutamente inaccettabile, se si considera che ad esempio, se venisse al loro posto usato come combustibile di transizione il gas naturale, in attesa di abolire quanto prima ogni forma di combustione, esso, causando 2000 volte meno emissione in atmosfera di PM2,5, anziché i 17.000 decessi provocati in Italia dalle biomasse legnose secondo EEA e ISPRA nell’anno 2018, l’ultimo per il quale abbiamo dei dati, avremmo meno di 10 morti premature all’anno. 16.991 nostri concittadini, per il solo anno 2018, sarebbero ancora vivi. Una vera strage sarebbe evitata, senza considerare poi tutte le malattie cardiorespiratorie e tumorali che ridurremmo.

Come seconda cosa, l’uso delle biomasse legnose come energie falsamente “rinnovabili” accelera la devastazione delle foreste così come il taglio degli alberi nelle nostre città: secondo i dati forniti da ENEA (13° Commissione del Senato). per l’anno 2017 avevamo in Italia una disponibilità complessiva di circa 26,4 milioni di tonnellate di biomasse vergini da utilizzare per i vari usi energetici, mentre per lo stesso anno 2017 il Gestore Servizi Energetici, la controllata dal Linistero dell’Economia che fornisce incentivi alle energie rinnovabili, ha fornito dati dai quali si ricava un consumo tra 51 e 53 milioni di tonnellate di biomasse vergini per il medesimo anno 2017: stiamo tagliando e bruciando esattamente il doppio del massimo del legno che avremmo potuto utilizzare.

L’uso delle biomasse, proseguendo, aumenta significativamente le emissioni di gas serra. La spiegazione è semplice: le “emissioni zero” dei combustibili da biomassa si basano sul presupposto che una quantità equivalente alla CO2 emessa sarà sequestrata dalla ricrescita di nuovi alberi. Ma bruciando alberi di 50 o di 100 anni, dovranno passare dai 50 ai 100 anni per sostituire gli alberi che sono stati tagliati, se mai tali alberi venissero tutti ripiantati. E noi questo tempo non abbiamo: per evitare il disastro climatico dobbiamo ridurre immediatamente e notevolmente le emissioni di dobbiamo immediatamente ridurre notevolmente le emissioni di anidride carbonica in atmosfera e non aumentarle grandemente con la combustione del legno! Questo ritardo non viene preso in considerazione e le centrali a biomasse, per unità di energia elettrica prodotta, emettono il 50% di CO2 in più delle centrali a carbone, sono quindi addirittura più climalteranti dei combustibili fossili.

Le biomasse possono anche favorire le attività criminali: nel 2017 e 2018 il Procuratore Capo di Cosenza Spagnuolo e il Capo della Protezione Civile della Calabria Tanzi hanno ripetutamente affermato che i frequenti roghi nel Parco nazionale della Sila sono probabilmente provocati da criminali che in tal modo, facendoli bruciare, rendono possibile il taglio di grandi quantità di alberi che altrimenti in quel parco nazionale sarebbero stati intoccabili. Gli alberi bruciati conservano ancora circa un 70% di potere calorico per cui, tagliandoli come impone di fare dopo un incendio la legge Regionale della Calabria, essi vengono cippati e mandati a rifornire le centrali a biomasse, assicurando forti guadagni alle aziende di taglio e ai vivai che reimpiantano alberi, le une e gli altri spesso infiltrati dalla criminalità.

In aggiunta, le bioenergie sono molto costose e non molto efficaci per produrre energia; non di rado, l’energia che si deve usare per produrre energia elettrica dalle biomasse è superiore a quella che si ottiene, per cui il calcolo è in perdita e se non ci fossero i lucrosi sussidi pubblici, nessuno si sognerebbe di usare il legno per ottenere energia elettrica e termica su grossa scala, semplicemente perché sarebbe antieconomico.

Recenti ricerche dimostrano inoltre che per chi vive vicino o lavora nelle centrali a biomasse vi è un incrementato rischio di danni al sistema nervoso centrale, di malattie respiratorie e cutanee e di cancro.

Infine, le biomasse sono contro legge perché producono massive emissioni di inquinanti nell’atmosfera, mentre le leggi italiane ed europee proteggono la qualità dell’aria che respiriamo. Paradigmatico è il caso dell’Asl di Salerno, dove un dirigente medico onesto e coraggioso non ha concesso nel 2015 il permesso alla costruzione di un nuovo impianto a biomasse nel Comune di Capaccio (SA), con la motivazione che “Non si è dimostrato che con l’entrata in funzione dell’impianto, l’aria ambientale continui ad avere la sua qualità attuale – o la migliori perché vengano spenti equivalenti fonti di combustione, assicurando un saldo complessivo almeno pari a zero – priorità questa posta in una delle finalità del decreto legislativo 155/2010”

Crescenti evidenze scientifiche mostrano, all’opposto, che è necessario smettere immediatamente di tagliate e bruciare alberi, che tagliare e di piantare è completamente inutile e aggrava il disastro climatico e che all’opposto dobbiamo proteggere fortemente sia i grandi alberi urbani che le foreste vergini, che stanno purtroppo diminuendo nel mondo e che invece sono fondamentali per la nostra salute e per contrastare il cambiamento climatico.

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