Il governo si accinge a introdurre gli OGM in ITALIA: le Associazioni si oppongono!
Pubblicato il 11 Dicembre 2020
Comunicato congiunto di European Consumers, ISDE, Navdanya International e GUFI
Approfittando del tragico momento attuale e della generale attenzione rivolta a ben altro, il Governo è in procinto di emanare quattro decreti legislativi che, di fatto, introducono la coltivazione degli OGM in Italia contro il volere della generalità dei cittadini, senza dibattito alcuno, senza confronti e approfondimenti con la collettività, ignorando sistematicamente le ragioni di chi con prove sperimentali e scientifiche ha dimostrato la pericolosità degli stessi OGM per la salute umana ed animale e per l’integrità e la salubrità dell’ambiente.
Si travolge, in concreto, con inopinate scelte, l’intero assetto agricolo italiano, introducendo, nel silenzio generale, con un colpo di mano degno di miglior causa e con il metodo del fatto compiuto, una rivoluzione copernicana che per gravità ed effetti nocivi nel tempo supera di gran lunga la presente pandemia, considerando l’irreversibilità dell’inquinamento dei terreni che gli OGM producono, rendendo impossibile in futuro ogni coltivazione sia dei vegetali tradizionali che di quelli biologici.
Peraltro, nel formulare questi Testi Unici sulla produzione e commercializzazione di ogni specie e varietà vegetali (sementi di cereali, ortive, piante da frutto, viti, ecc.), il Governo, travolgendo il contenuto della delega ricevuta (art. 11, legge n. 117/19), ha rivolto una particolare attenzione non al riordino della indicata materia e della sua disciplina, ma alla produzione e commercializzazione degli OGM, tutt’ora vietati in Italia in forza di un norma comunitaria che permette allo Stato membro UE di decidere in tal senso.
Aggiungasi, che non solo il Governo ha superato i limiti della delega ricevuta e il richiamato divieto, ma ha anche ignorato e disatteso il contenuto della sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo, del 25 luglio 2018 (vincolante per gli Stati membri UE) che conferma la pericolosità degli OGM e dei nuovi NBT (da assimilare agli OGM) e, implicitamente, la legittimità del menzionato divieto di coltivazione disposto dall’Italia e da altri 20 Stati UE, in attuazione del principio di precauzione.
Si provvede, poi, a disciplinare la coesistenza delle coltivazioni OGM con quelle non OGM (art. 56 del D.lgs. sulle piante da frutto; atto del Governo n. 208) facendo riferimento, nel preambolo del citato decreto, alla disciplina sulla coesistenza stessa contenuta nella legge n. 5 del 2005, dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 116 del 2006.
Infine, viene completamente dimenticata la Decisione UE 2019/1904 del Consiglio, 8 novembre 2019, che invita la Commissione UE a presentare uno studio alla luce della citata sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo del 25/7/2018 sui nuovi NBT (parificati agli OGM) e sul loro impatto ambientale, entro il 30 aprile 2021, con ciò rendendo inutile e, comunque, intempestiva la formazione di questi Testi Unici che regolano in modo improvvido anche la produzione degli OGM.
In altre parole, prima di introdurre gli OGM nell’ambiente sembra fondamentale attendere il risultato di tali studi, tenendo anche conto dell’esperienza altrui che reiteratamente ha confermato che il polline di tale vegetazione OGM, dominante, inquina le coltivazioni convenzionali e biologiche e, nel contempo, irreversibilmente il terreno utilizzato per la loro produzione.
Ora su questo inquinamento irreversibile del suolo, preliminare ad ogni altra indagine, non si è fatta mai luce, pur possedendo, in merito, dati e conferme da molte parti del mondo: USA, Canada, Argentina, Brasile, India, Cina, Spagna.
Si vuole con ciò significare che è inutile regolare la materia (compresi gli NBT) se, nel breve, medio e lungo termine di vegetazione convenzionale e biologica non si potrà più parlare, venendo anche meno ogni produzione italiana di qualità, così estesamente richiesta a livello mondiale.
In altri termini, questi nuovi prodotti potrebbero risultare del tutto uguali (e/o non dissimili) ad altri coltivati in Paesi esteri, con crollo verticale della biodiversità e della produzione nazionale di qualità, non più in grado di distinguersi dalle produzioni non italiane.
Da ricordare, ancora, che molti OGM rendono indispensabile l’uso del glifosato (causa di gravissime malattie) come diserbante, che, tuttavia, si è notato, in breve tempo risulta inefficace oltre a causare la distruzione totale della fecondità dei terreni che, alla fine, diventano sterili.
In concreto, si è seguito con sgomento e incredulità il progressivo avvicinamento del Governo e del Parlamento italiani alle posizioni di chi da sempre ha cercato e cerca di introdurre in Italia la coltivazione degli OGM e non solo di quella del mais e della soia transgenici.
Ora dopo più di 20 anni di dibattiti sull’argomento non si è ancora riusciti a comprendere quali siano i vantaggi reali di simili coltivazioni per la agricoltura nazionale e per gli agricoltori.
Si ricorda l’incessante opera di pressione da parte delle lobby industriali e degli Stati Uniti presso l’UE in particolare dopo il pronunciamento riguardo l’equiparazione di OGM e le nuove tecniche di gene editing. Saranno le grandi multinazionali che brevetteranno le nuove varietà che trarranno gli unici benefici da politiche di questo tipo e non certo i consumatori o i piccoli e medi produttori. Si tratta dello stesso modello industriale che contraddice gli stessi dettami della Commissione Europea in termini di salvaguardia della biodiversità, riduzione dell’uso dei pesticidi, Farm to fork (https://corporateeurope.org/en/2019/07/us-pressure-eu-de-regulate-new-gm).
Non ci sono ritorni economici, perché quand’anche questi ritorni si riuscissero a dimostrare, l’agricoltore dovrà, comunque, pagare direttamente o indirettamente il costo di non meno di 7 (sette!) brevetti, senza considerare i costi di chi vorrà difendersi dagli OGM.
Non ci sono risparmi sui diserbanti, da utilizzare anche per i motivi sopra evidenziati.
Non è garantita la conservazione della biodiversità, che crolla radicalmente come avvenuto nelle aree in cui gli OGM sono coltivati a pieno campo.
Neppure è assicurato l’aumento della produzione, come più volte dichiarato dagli agricoltori statunitensi.
Non sarà più possibile preservare le aree destinate al convenzionale e al biologico dall’inquinamento di OGM, perché là dove la coesistenza è stata attuata essa è fallita.
Non è, inoltre, possibile sollecitare ed ottenere l’intervento delle Assicurazioni, per garantirsi dagli inquinamenti da OGM, perché, in tutti i Paesi, le stesse si sono sempre rifiutate di prestare tali garanzie.
Né si potrà accollare il risarcimento del danno ai coltivatori di OGM confinanti, per l’impossibilità di individuare con certezza il colpevole.
In sostanza, si rischia di introdurre nel territorio nazionale la guerra tra produttori, combattuta ora a livelli intercontinentali, anche prescindendo dall’azione della natura e dai suoi effetti.
Si tenga ancora conto dello stravolgimento del mercato fondiario, non più in grado di garantire la persistenza di aree protette dagli OGM.
Anche il sistema delle distanze da rispettare, nella coesistenza tra OGM e non OGM, travolgerebbe l’uguaglianza e la libertà dei cittadini al confine (art. 3 della Cost.), costretti ingiustamente, a favore di altri, ad un uso limitato del proprio bene.
La stessa prelazione del confinante verrebbe, di fatto, riservata al solo coltivatore di OGM, perché chi coltiva OGM può acquistare campi senza OGM, ma chi coltiva campi senza OGM, non potrà, né vorrà, acquistare campi con OGM.
Da ultimo è necessario far rilevare che l’eventuale obbligo comunitario nella materia (s’è già visto, peraltro, inesistente) prevale sul limite costituzionale interno solo quando non tocca principi e diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione (come il diritto alla salute, art. 32 Cost., e il diritto all’integrità dell’ambiente, art. 9 Cost.) intangibili, in quanto tali, anche ad opera di prescrizioni comunitarie, non avendo l’Italia con il Trattato di Roma, rinunciato a tutta la sua sovranità ma solo a parte di essa.
In conclusione si invitano:
il Governo a ritirare i decreti legislativi in parola redatti, per quanto riguarda gli OGM, in assenza di delega legislativa;
Il Parlamento ad intervenire con legge nazionale per impedire l’introduzione degli OGM in Italia ovvero per promuovere, sempre con legge, un referendum consultivo nazionale sul tema;
Il Presidente della Repubblica a non sottoscrivere i citati decreti legislativi per l’evidente superamento dei limiti della delega e, dunque, per l’illegittimità degli stessi;
le Regioni, ove i richiamati decreti entrassero in vigore, ad impugnarli davanti alla Corte Costituzionale;
i Cittadini ad attivarsi per impedire che vengano espropriati illecitamente del godimento sano dei beni posseduti e, nel contempo, privati di un vivere salutare e sereno.