La tecnica di geoingegneria solare, mediante l’iniezione nella bassa stratosfera di ossidi di alluminio sottoforma di aerosol, rappresenta una grave minaccia alla salute mentale dei bambini


Pubblicato il 7 Dicembre 2020

Di seguito riportiamo l’intervento del Dott. Giovanni Ghirga ( membro di ISDE Italia) in occasione di Excellence in Pediatrics Conference (virtual for COVID-19) 

La pandemia da COVID-19 finirà ma i Cambiamenti Climatici sembrano inarrestabili, con tutte le loro conseguenze, compresi alcuni progetti come la Geoingegneria Solare con l’uso di polveri tossiche.

La Geoingegneria solare che utilizza aerosol di ossido di alluminio nella stratosfera è una seria minaccia per la salute mentale globale dei bambini. L’iniezione di aerosol di polveri fini, iniettate nella bassa stratosfera al fine di riflettere parte dei raggi solari e ridurre temporaneamente la temperatura terrestre, è una tecnica  di geoingegneria che ha come scopo quello di mitigare i danni causati dal riscaldamento globale (Harvard’s Solar Geoengineering Research Program).

Questa tecnica vuole copiare cosa è accaduto dopo le grandi eruzioni vulcaniche come quella del Mount Pinatubo nelle Filippine. L’eruzione vulcanica fu seguita da una nube di polvere di solfati la quale, in 3 settimane, si diffuse su gran parte della terra e la coprì quasi totalmente in un anno. I due anni successivi all’eruzione, la terra ebbe un abbassamento della temperatura di circa 0.5 gradi Celsius.

Recentemente è stato dimostrato che gli aerosol con ossido di alluminio potrebbero essere utilizzati al posto dei solfati (anche essi molto tossici) per aumentare drasticamente la quantità di raggi solari che vengono riflessi e non raggiungono così la superficie terrestre.

Tuttavia, diversi studi epidemiologici suggeriscono che l’alluminio potrebbe non essere così innocuo come si pensava in precedenza.

L’alluminio è stato incluso tra le 200 sostanze chimiche neurotossiche che stanno silenziosamente erodendo l’intelligenza, modificando il comportamento e mettendo a rischio il futuro dei bambini. Questa è chiamata la “pandemia silenziosa” da sostanze tossiche, la quale compromette un normale sviluppo neurologico dei bambini.

Recentemente, il contenuto di alluminio del tessuto cerebrale ottenuto da donatori affetti da autismo è stato rilevato essere costantemente elevato. La elevata presenza dell’alluminio intracellulare nelle cellule non neuronali è stata una osservazione straordinaria nel tessuto cerebrale dei soggetti affetti da autismo e può fornire indizi sia sull’origine dell’alluminio cerebrale che su un suo possibile ruolo etiologico nel disturbo dello spettro autistico, in soggetti geneticamente predisposti. Inoltre, la prevalenza del disturbo dello spettro autistico è in aumento.

In Italia, secondo l’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio dei Disturbi dello Spettro Autistico (2019), un bambino ogni 77 (nella fascia di età 7-9 anni) ha un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi (4,4 maschi ogni 1 femmina).

In rapporto a questi dati, una tecnica come la geoingegneria solare che utilizza aerosol di alluminio (ma anche di solfati) può aumentare il rischio di un incremento dei disturbi del neurosviluppo.

Infatti, il tempo medio di permanenza di una particella nella parte inferiore della stratosfera è di circa 1-2 anni. Dopo l’eventuale trasporto nella troposfera, le particelle subiscono processi di miscelazione relativamente rapidi a causa di eventi meteorologici, turbolenze ed altri fenomeni, i quali causano una rimozione delle polveri iniettate mediante deposizione secca, sedimentazione o altro.

Alla fine, queste polveri tossiche ricadranno sulla superficie terreste, contaminando però prima l’aria che respiriamo.

Tutti i giorni assumiamo una certa quantità di alluminio attraverso il cibo. Tuttavia, questa forma di alluminio utilizzata nella geoingegneria solare è diversa perché legata a particelle talmente piccole che possono raggiungere il sistema nervoso direttamente attraverso le terminazione olfattive presenti nelle cavità nasali.

 

Di seguito il video dell’intervento

 

 

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